Ottobre 2014. Non c’è pace per il settore dei giochi a distanza italiani. Dopo duri anni di lotte contro le associazioni che tutelano le VLT e le sale giochi presenti sul territorio. Proprio quando sembrava essere giunta la svolta, arriva l’ennesima doccia fredda che rischia di mandare a rotoli gli enormi sforzi fatti negli ultimi anni dalle società che operano nei giochi di scommessa in Italia.
L’ultima crociata dei nemici dei giochi d'azzardo è racchiusa in alcune norme presenti nella legge di stabilità, che tagliano i premi delle videoslot online e colpiscono duramente uno dei pochi comparti in crescita in Italia.
Un vero supplizio per le aziende che gestiscono i Casinò online italiani, i quali si sono visti, per i primi due anni di apertura, non solo l’impossibilità di offrire le video slot ai propri clienti. Ma una lunga serie di torti subiti che hanno messo a dura prova il sistema nervoso e le casse di queste società. Dopo un braccio di ferro estenuante che ha assistito alla chiusura di diversi casinò online e all’abbandono di alcune società straniere dal mercato del gambling italiano.
Finalmente, qualche mese fa, vennero aperte le porte alle slot machine online legali in Italia, ma con la limitazione di non poter offrire ai propri utenti il jackpot progressivo. Un paletto assurdo che è stato brillantemente aggirato con la formula del raddoppio, ma che comunque restringe il grande fascino adrenalinico delle macchinette maledette, ossia quello di aggiudicarsi il jackpot milionario.
Oggi, con la decisione di effettuare un nuovo taglio del payout Casino di 4 punti percentuali, non solo demoliscono lo spirito aleatorio rendendo il gioco sfavorevole e poco incentivante, ma costringono anche gli operatori a spendere altri soldi per adeguare i giochi alle nuove norme.
Di fatto stanno uccidendo aziende, italiane e straniere, che potrebbero investire in questo comparto in forte crescita e offrire nuovi posti di lavoro a molti giovani italiani che non riescono a trovare un’occupazione. Incentivando i giocatori non a smettere, ma a ritornare a frequentare le bische clandestine.